Bova Bizantina 2016

Introduzione del prof. Domenico Minuto al convegno inserito nella Giornata di studio sulla tradizione religiosa greca della Chòra - Bova 17 settembre 2016

 

Ho ricevuto l’onore, del tutto immeritatamente, di introdurre questa solenne e storica manifestazione che ridona alla Città di Bova in maniera ufficiale due illustri testimonianze della sua dignità e ve ne sono assai grato.

Lo faccio a nome della Comunità Bizantina “San Cipriano di Reggio” alla quale appartengo fin dalla sua formazione.

Questa nostra Comunità persegue l’intento di continuare a vivere come Chiesa greca locale, quella stessa che 444 anni fa il vescovo bovese di allora volle cancellare d’imperio.

La nostra forma di preghiera è quella della grande Chiesa d’Oriente, ma apparteniamo ecclesialmente alla grande Chiesa d’Occidente: per questo motivo ci richiamiamo nell’appellativo alla comune civiltà romaica durante la quale per un lungo periodo visse un’unica Chiesa in Oriente e in Occidente, anche se distribuita in cinque diversi patriarcati. Essa era per tutti cattolica, cioè universale, e ortodossa, cioè di retta fede.

I due volumi del benemerito padre Rinaldo Jacopino che qui oggi saranno presentati da un illustre esponente della Chiesa bizantina albanese di Sicilia, (prof. Paolo Gionfriddo ndr) , alla quale ci lega la comunanza della preghiera e il nostro devoto e ammirato affetto, offrono alla fruizione di tutti i lettori due venerandi testi, un tempo ufficiali della Chiesa greca bovese e atti a illustrarne la vita liturgica.

In merito desidero aggiungere due notazioni, approfittando della vostra benevola pazienza. Nella prefazione a questi volumi, e specialmente al Typicòn, padre Rinaldo Jacopino delinea con sintetica ed esauriente chiarezza il dramma di una Chiesa, la quale era vivente in questa Città e nel suo territorio che significativamente padre Rinaldo indica con l’antico appellativo di “eparchia” e venne estirpata con violenza per motivi di politica religiosa abbracciati per opportunismo dalla classe dirigente locale, con in testa il vescovo, a partire dal 23 novembre 1572, nell’epoca immediatamente successiva al Concilio di Trento (1545-1563).

Io credo che non sia ormai più il tempo di piangere, ma di riflettere.

Anche la Chiesa albanese, nella Calabria settentrionale, fu violentemente combattuta dai vescovi latini locali, ma resistette e vinse e oggi è in pieno splendore; i suoi canti sacri eseguiti da tutta l’assemblea indifferentemente in lingua italiana, albanese e greca, suscitano in chi li ascolta una gioia paradisiaca.

Questa divaricata differenza è dovuta alla realtà che la società albanese di Calabria è un popolo, fiero libero e coeso, noi della Calabria meridionale nutriamo un sentimento di sudditanza nei confronti di chi si fa rispettare e obbedire per autorità economica, politica o di prestigio.

Da questa secolare condizione deriva la gravissima responsabilità di tutti coloro che nella Calabria meridionale sono riveriti dalla gente. Essi devono comportarsi con onestà rigorosa, spirito di servizio, intelligente e informata lungimiranza. Se non lo fanno, tutta la nostra società è in rovina.

In secondo luogo desidero sottolineare la grande dignità di Bova e della sua eparchia. Essa non vive di parole enfatiche e nemmeno soltanto della sua avvenenza fisica, dei suoi meravigliosi prodotti agricoli e dei turisti che ne sono attratti: vive della sua storia culturale e religiosa, di cui sono testimonianza la venerazione di tanti santi bovesi, come Luca, Elia, Leo e numerosi documenti, come questi due preziosi che oggi vengono qui presentati.

Ricordo che circa vent’anni fa ebbi occasione di parlare di essi in questa Città e invitai i Bovesi a richiedere dalla Biblioteca Vaticana le copie dei testi della diocesi greca di Bova che essa possiede; ricordo anche di avere donato una copia dattiloscritta degli atti della visita pastorale di mons. Marcantonio Contestabile compiuta sul finire del secolo XVII.

Sono convinto che questo sia stato fatto, che la copia della visita pastorale sia a disposizione di chi voglia consultarla, conservata magari nei locali della splendida biblioteca che è stata regalata, assieme a tutta la sua preziosa scaffalatura lignea, a questa Città dal compianto prof. Franco Mosino, il quale per tale dono è stato insignito della cittadinanza onoraria di Bova.

Cittadini di Bova, io godo nel credere che voi onoriate la vostra dignità, facendo tesoro dei beni che già possedete: i musei, le raccolte di epigrafi, le interessanti mostre tematiche, la biblioteca Mosino e altre fonti di conoscenza; vi auguro di incrementare sempre più una fervida vita culturale e spirituale, alla quale siete chiamati dalla vostra storia millenaria.

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Domenico Minuto

Ultima modifica il Lunedì, 19 Settembre 2016 17:58

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